Roma – Palazzo Venezia, 5 dicembre 2006 – 7 gennaio 2007
“L’Arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”. Questo bellissimo aforisma di Adorno, tratto dal suo “Minima Moralia”, figura come titolo della prima opera di questo ciclo così riferito ai “giochi”.
L’Arte gioca con i piani, li rende”finestre” sullo spazio tridimensionale: il piano in ogni caso è solo un pretesto. Infatti Antonella Cappuccio gioca con la Pittura; scompiglia le carte dei nessi, dei significati, della progressività storico –artistica degli stili e dei contenuti, ma lo fa simulando l’ordine elementare di un cruciverba, a metà strada, quindi, tra ordine e caos e sulla soglia sottile e sfumata regola la fruizione sinottica di brani d’Arte ed il loro casuale dispiegamento.
E’ una gioia liberatoria quella che esprime la pittrice quando si riconosce quale elemento attivo di un gioco senza confini, e audacemente gioca anche con tale assenza di confini.
E questo perché “l’Arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”. Dunque è Magia. Poi Magia liberata.
E infine libertà allo stato puro, selvatico, né vera né menzognera, solo liberata in sé e per questo sterminata.
La mostra è stata curata dal Prof. Claudio Strinati e organizzata da Elisabetta Cantone.
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